I teatri della Beozia antica

1. I teatri della Beozia: storia degli studi e fonti antiche

La Beozia costituisce una delle regioni del mondo antico più densamente interessate dalla presenza di teatri. Allo stato attuale, nella regione si possono annoverare ben dieci strutture di cui nove teatri ed un telesterion. All’interno di questo dato bisogna fare un’ulteriore distinzione tra teatri archeologicamente noti e teatri attestati soltanto dalle fonti antiche.

Gli scavi archeologici condotti nella regione a partire dalla metà dell ’80 fino alla fine degli anni ’90 del secolo scorso hanno permesso il recupero e l’identificazione di un numero piuttosto basso di strutture (Cheronea, Orchomenos, Tanagra, Tebe, teatro urbano e telesterion e Tespie, Valle delle Muse) cresciuto, negli ultimi anni, solo grazie a nuove tecnologie messe in campo dagli istituti di ricerca stranieri. Le indagini geo-radar e le ricognizioni condotte nelle aree di Koronea, Platea, Tanagra e Tespie, hanno, infatti, permesso di ricostruire, sebbene con i limiti che tali tecnologie continuano a manifestare, l’immagine urbanistica di molti centri antichi localizzandone in questo modo anche gli edifici per spettacoli. Per altri teatri, come quello di Acrefia, possiamo soltanto far riferimento alle fonti epigrafiche.


2. Il teatro e le sue manifestazioni

L’elevato numero di teatri rilevato nella regione affonda le proprie radici in ragioni di carattere culturale e politico. Se, come sottolineato dal Frederiksen, il teatro costituisce per la Beozia il luogo assembleare per eccellenza non bisogna però dimenticare che la regione è patria delle prime scuole di musica ed è culla di alcuni dei più antichi miti greci.

Risulta pertanto piuttosto improbabile che a determinare la comparsa sul territorio di tutti questi teatri siano state soltanto ragioni di carattere politico. La Beozia avverte prima di altre regioni una certa necessità di sviluppare edifici ludici grazie ad una tradizione culturale piuttosto radicata. A stimolare tale vivacità culturale fu probabilmente un enorme coacervo di leggende e storie di eroi locali legati alla musica come Anfione, Lino e Tamiri. Accanto a questi personaggi mitologici si deve però ricordare la presenza di alcuni musici tebani come Skopelinos, forse parente di Pindaro o semplicemente suo maestro (Pind. V, 1, 3; 4, 12).

Tra la fine del VI secolo a.C. e gli inizi del secolo successivo la Beozia mostra una certa vitalità stimolata dalla formazione di scuole di musica di un certo rilievo che divengono fondamentali nella formazione dei fanciulli. La fondamentale importanza riconosciuta alla musica deve aver determinato, dunque, la comparsa dei primi edifici per spettacoli della regione dando vita, forse in assenza ancora di grandi sperimentazioni architettoniche, a forme di teatri piuttosto irregolari come quello di Cheronea. Questa funzione ludica della struttura, tuttavia, non esclude la possibilità che tali edifici siano stati utilizzati anche come luoghi assembleari.

La necessità di creare occasioni di incontro non soltanto politico ma anche religioso, animate ad esempio da agoni comuni in grado di rafforzare il legame tra poleis appartenenti alla stessa realtà territoriale e politica, contribuì fortemente alla diffusione di tale tipologia strutturale.

Spesso i teatri della regione sono il luogo preposto allo svolgimento di una parte delle feste e dei riti legati ai culti locali. Piuttosto frequente risulta per questo motivo il collegamento tra strutture sacre ed aree teatrali. Gli agoni poetico-musicali o tragici svolti in occasione delle feste religiose si svolgono proprio all'interno dei teatri. Così è ad esempio a Orchomenos dove le iscrizioni del teatro, datate agli inizi del III secolo a.C., ci informano rispetto agli Agrionia (istituiti in realtà già dalla seconda metà del IV secolo a.C.), feste in onore di Dioniso il cui tempio dovrebbe ricercarsi poco più a monte dell’edificio ludico. Gli Agrionia assieme agli Heracleia e ai Romaia sono attestai anche a Tebe in momenti differenti.

Ad Acrefia, all’interno del teatro, invece, dovevano tenersi i concorsi in onore di Apollo Ptoo, gli Ptoia, istituiti già nel III secolo a.C. A Tanagra, in maniera piuttosto anomala, i Serapieia comprendono anche un concorso agonistico che si svolge all'interno del teatro urbano. Lo straordinario numero di concorsi, più di ogni altra attestazione, fornisce un dato significativo rispetto all'elevato tasso di frequentazione e sfruttamento di queste strutture.


3. Il teatro: architettura e planimetrie

Dal punto di vista planimetrico il panorama monumentale regionale mostra l’adozione di svariate soluzioni. Di grande interesse e rilevanza per lo studio dello sviluppo del koilon greco, risulta la forma adottata nel teatro di Cheronea sul finire del V secolo a.C. Completamente scavato in una delle terminazioni settentrionali della catena montuosa del Thourion, costituita dalla collina del Petrachos, il primo impianto del piccolo teatro di Cheronea presentava una pianta di tipo rettilineo, curvata solo in un secondo momento.

Il primo anabasmos, piuttosto piccolo per dimensioni, doveva essere sufficiente per le esigenze della ristretta comunità del centro. Della prima gradinata rettilinea restano tracce evidenti soprattutto nella summa cavea. Tra la fine del I secolo a.C. e gli inizi del secolo successivo Cheronea, dopo aver vissuto nel II secolo a.C. una fase di restringimento e regressione, incrementa fortemente l'estensione del suo abitato. E' in questo momento che il teatro viene dotato di due ali realizzate su sostruzioni in opera cementizia. In questo modo ai due fianchi del koilon scavato nella roccia vennero a porsi due terminazioni che aumentarono la capienza dell'anabasmos stesso.

Accanto a questo teatro si devono sicuramente segnalare le strutture di Tebe e quella di Orchomenos. A Tebe, all'interno del teatro, si compie un'importante sperimentazione architettonica proponendo, nel corso del III secolo a.C., una struttura realizzata su sostruzioni artificiali. Il processo per la ricostruzione di Tebe, all’indomani della sua distruzione operata da Alessandro Magno nel 335 a.C., dunque, non fu così lungo e complesso. Recenti scavi mostrano come nel III secolo a.C. il livello sociale ed economico della città avesse già raggiunto un grado altissimo, evidenziando una ripresa commerciale e culturale. A riprova di questa rinnovata prosperità si possono addurre alcune testimonianze epigrafiche che, se da un lato attestano la ripresa di concorsi già noti dal V secolo a.C., come gli Heracleia, dall’altro evidenziano la trasformazione di un concorso come gli Agrionia in agônes stephanitai. Il nuovo teatro di Tebe, allo stato attuale, risulta ancora poco conosciuto; le indagini archeologiche effettuate nell'area sono state per lo più legate alle opere di urbanizzazione del quartiere in cui sorge il teatro. Nessuna campagna di scavo sistematica ha interessato la struttura di cui al momento si può solo determinare l'ingombro. Si tratta del più grande teatro realizzato in Beozia. Stando a quanto rilevato dagli scavi il diametro del koilon sembra stimabile intorno ai 110 metri. La misura, che risulta ricavata dalla distanza che intercorre tra i muri orientali ed occidentali dell'analemma del teatro, non deve però indurci a credere che tutta l'area racchiusa all'interno delle mura fosse occupata da sedili. Spesso, infatti, le mura analemmatiche racchiudono aree ben più ampie di quelle effettivamente destinate ad accogliere gli spettatori. Tale situazione, ad esempio, sembra riscontrabile anche all'interno del teatro di Orchomenos dove il sistema di imbrigliamento del koilon compie un percorso più ampio rispetto all'area effettivamente occupata dalle gradinate.

Il teatro di Orchomenos fu realizzato tra la fine del IV secolo a.C. e gli inizi del secolo successivo. Si tratta di una delle strutture meglio conservate della regione. Gli scavi, condotti negli anni '70 del secolo scorso, hanno permesso il recupero di un edificio di dimensioni piuttosto modeste ma di grande interesse per lo studio delle architetture ludiche regionali. Il teatro, addossato al fianco orientale del monte Aconzio, fu ricavato scavando i gradini direttamente nel banco roccioso. Il theatron o koilon appare suddiviso in otto kerkides grazie a nove klimakes. Ad oggi si osserva l’esistenza di almeno 11 file di gradini che si dispongono alle spalle della panca della proedria.

La prima sedes (proedria) appare distinta dal resto della cavea grazie alla presenza di panche con schienali decorati con girali d’acanto e volute. L’ossatura del teatro, costituita dal banco roccioso opportunamente tagliato e modellato, è completata, laddove la roccia non è presente, attraverso la realizzazione di gradinate realizzate modellando il terreno e inserendo in esso pietrame posto in opera a secco. Il koilon del teatro appare piuttosto interessante per l'elevato numero di elementi di decorazione che dovevano scandire lo spazio. In primo luogo si deve ricordare la presenza di almeno due troni con spalliere decorate da girali e piccole foglie d'acanto posti, con molta probabilità, nello spazio orchestrale. Oltre allo schienale delle panche della proedria, elementi di decorazione si ritrovano anche nell'anabasmos. Accanto a ciascuna delle scale, in congiunzione con il quarto gradino, si rileva la presenza di cippi posti a sostegno delle panche. Sulla superficie visibile da chi percorreva le scale si osserva una raffinata decorazione. Tali cippi, piuttosto articolati nella loro forma concava verso l'alto, mostrano nel rilievo un ceppo d'acanto con foglie dai lobi tondeggianti da cui sorgono due volute.

In occasione della costruzione della vicina chiesa della Panagia tis Skripou (873-874 d.C.), il teatro fu utilizzato come cava di materiali. I primi elementi ad essere cavati furono le sedute delle panche che per la loro forma si prestavano meglio di altri ad essere inseriti nelle murature. Anche la scena subì una dannosa azione di smantellamento. L'edificio scenico (formato da un palco scenico rialzato, logheion, e da una fronte scena vera e propria, skene) mostra due fasi costruttive: la prima databile al III secolo a.C. e la seconda alla fine del I secolo a.C. Se per il primo edificio scenico risulta difficile proporre una ricostruzione puntuale dell'alzato, per il secondo i dati in nostro possesso sono più cospicui. Nel I secolo a.C. si costruì una scena con alto logheion impostato su un proskenion di ordine dorico e con una skene di ordine ionico impreziosita da pilastri con statue addossate. A questa operazione di restauro che interessò anche parte della cavea, mediante l'inserimento dei cippi e delle panche con schienale decorato, non sembrano seguire altre ristrutturazioni di grande interesse.

Il panorama architettonico della Beozia in materia di edifici teatrali si presenta piuttosto variegato e, sebbene molte delle strutture censite siano ancora per lo più sconosciute, lo studio di quelle indagate permette di individuare una serie di varianti di grande interesse. Non avendo subito azioni di ristrutturazione in età romana, i teatri della Beozia, più di altri, si prestano a fornire dati di grande rilievo per lo studio del teatro greco. Scarse risultano le informazioni sulla decorazione scultorea di queste strutture. Il saccheggio a cui furono sottoposte all'indomani dell'abbandono rende molto complessa l'individuazione di un programma iconografico specifico. Le uniche testimonianze in nostro possesso sono costituite da alcuni frammenti di sculture rinvenuti nel teatro di Orchomenos e dalle testimonianze epigrafiche di Tebe ed Akrephia (SEG 15,332), nelle quali si fa riferimento alle statue che dovevano adornare le scene.